La qualità del nostro futuro dipende dalla nostra “visione”. Quando ci apriamo a un’idea più ampia di chi siamo – come individui e come esseri umani – ci riconnettiamo con la percezione di essere parte attiva nel processo della vita in evoluzione. Questo risveglio della coscienza si traduce in cultura dell’interazione e della sostenibilità che a sua volte pone le basi per un modo più maturo di essere cittadini della Terra. L’invito diventa: “Affonda le radici in ciò che sei, cambia il mondo con ciò che fai!”.
Marcella Danon
Per centinaia di migliaia di anni abbiamo vissuto a stretto contatto con la natura, con luoghi, elementi e creature con cui siamo strettamente imparentati. A partire dall’ultimo secolo è avvenuto brusco distacco dal mondo naturale, nello stile di vita e di lavoro, nella realtà abitativa, nella stessa percezione di noi stessi: non più parte del mondo, ma padroni del mondo. Montagne, campi, piante e animali sono stati resi “cosa”, risorsa, privati di ogni dignità, di ogni senso di fratellanza e sorellanza.
Questo passaggio brusco non è avvenuto senza conseguenze e molto del malessere esistenziale contemporaneo è frutto di un profondo senso di alienazione dal mondo e dalla vita stessa, che si traduce in perdita di senso, valori e identità, che ci lascia impotenti davanti al crescente degrado ambientale e agli scenari catastrofici che vengono disegnati nei summit scientifici internazionali.
All’inizio degli anni ‘90, a partire dalla constatazione di una correlazione tra il crescente disagio individuale/sociale e l’aumento del degrado ambientale, nasce l’Ecopsicologia, per facilitare il recupero di un benessere esistenziale anche attraverso la riconnessione con l’ambiente naturale. Nei successivi vent’anni, questa disciplina si trasforma in una pratica di facilitazione della rivoluzione interiore necessaria per comprendere la complessità dei sistemi viventi e creare relazioni di qualità a tutti i livelli: intrapersonale, interpersonale, sociale e ambientale. La visione proposta è sistemica e umanistica allo stesso tempo: “Siamo parte della vita in evoluzione e abbiamo, ognuno di noi, il potere e la responsabilità di attivarci per la realizzazione del futuro che desideriamo per noi, per i nostri figli e i figli dei nostri figli”.
E’ facile scorgere il frutto dalla collaborazione tra due giovani scienze, ecologia e psicologia, che uniscono le forze per affrontare insieme i problemi dell’uomo e i problemi dell’ambiente: possiamo conoscere e realizzare meglio noi stessi imparando a riprendere contatto col mondo naturale e possiamo prenderci cura con maggior responsabilità ed efficacia dell’ambiente se facciamo prima un lavoro di recupero e valorizzazione della nostra identità. Quando intraprendiamo un percorso di crescita personale per imparare a riconoscere e ad attivare chi siamo veramente, scopriamo in ognuno di noi la presenza di un inconscio ecologico, completamente rimosso dalla società e cultura contemporanea, la consapevolezza di essere tutti parte della Creazione.
Quando riprendiamo contatto con la totalità di noi stessi si risveglia il desiderio di agire concretamente in difesa di quello che viene riconosciuto non più solo come la nostra casa, ma come parte integrate del nostro stesso essere. Come sottolinea il sociologo francese Edgar Morin, stiamo entrando nell’era planetaria, in cui ci riconosciamo tutti terrestri, prima di ogni altra cosa e il compito dell’educazione si rivela quello di preparare alla “cittadinanza terrestre”, alla convivenza e alla co-creazione col resto del creato, con la consapevolezza che siamo tutti interdipendenti e che la biodiversità è funzionale alla vita e che ogni parte è funzionale all’insieme. Un concetto che ritroviamo ampiamente sviluppato nell’Enciclica Laudato Si’ che invita alla cittadinanza ecologica e alla “cura della casa comune”.
L’Ecopsicologia opera partendo dal presupposto che il contatto diretto con l’ambiente naturale stimola la relazione con le parti meno addomesticate e più vitali di noi stessi, indispensabili per realizzare appieno la nostra identità. Questo lavoro di crescita personale è il primo passo in un processo che porta a realizzare la nostra più ampia natura di sapiens sapiens sulla Terra. Lavora sul senso di “potere personale” facendo riconoscere il margine di libertà e di responsabilità che ognuno ha nelle piccole e grandi cose nella vita ampliando visione e campo d’azione, riconoscendo il profondo e inscindibile legame tra noi e il mondo di cui siamo parte e ci invita a finalizzare la nostra crescita personale e autorealizzazione nella ricerca del nostro peculiare impegno e contributo nei confronti della vita.
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